Vladimir Visotskij e Marina Vlady: “Un volo spezzato”

“I poeti in Russia, di regola, non vivono a lungo e i loro destini si compiono tragicamente” – disse nel suo documentario dedicato a Vladimir Visotskij (1938-1980), il famoso regista russo E’ldar Rjazanov, mettendo il poeta sovietico sullo stesso piano di Blok, Pasternak, Gumelëv, Esenin, Mandel’štam.

Vladimir Visotskij, attore di teatro e di cinema, poeta e cantautore veniva considerato dal potere un teppista, un ribelle dal comportamento antisovietico e troppo “libero”, dal momento che nel paese della “cortina di ferro” osava vivere a suo piacimento. A causa dei suoi modi occidentali e del suo straordinario successo tra il popolo, che si identificava nelle sue canzoni, l’apparato governativo lo temeva, fingendo di ignorarlo da una parte ma dall’altra, tenendolo sotto costante osservazione. Iosif Brodskij spiegava così l’incredibile popolarità del bardo: “Il suo successo non è dovuto all’interpretazione o ai temi delle sue poesie ma alla fattura linguistica che gli ascoltatori colgono inconsciamente”. Nel 1968 sui giornali partì la campagna denigratoria, pilotata dal potere, della figura e dell’opera di Visotskij. “Nella sua poesia vengono decantati i difetti e le pecche del popolo sovietico, deriso il suo orgoglio patriottico e oltraggiato tutto ciò di cui il popolo sovietico è orgoglioso” così si leggeva nell’articolo “Di cosa canta Visotskij?” pubblicato sull’assai diffuso giornale Sovetskaja Kultura.

Marina Vlady nel film “La strega”

Anche il “Teatro alla Taganka”, dove Visotskij si esibiva, era una spina nel fianco per il governo. I tempi del disgelo, e quindi di relativa libertà, erano passati e si percepiva una nuova stretta in ogni sfera della cultura. Sotto la direzione del regista Jurij Ljubimov il teatro aveva acquisito una reputazione avanguardista e uno status di prestigio, che non corrispondeva agli standard del teatro sovietico dell’epoca. Gli spettacoli che vi si proponevano, tutti di tematiche attuali, di protesta e di critica sociale, erano costantemente sotto la minaccia della censura o venivano addirittura sospesi, mentre il regista era diventato un “dissidente ufficiale”. Nel 1983 dopo un’intervista, concessa al giornale inglese Times, nella quale aveva espresso dure critiche contro la censura sovietica, Ljubimov decise di rimanere all’estero. Dopo un anno venne licenziato e gli fu revocata la cittadinanza sovietica.

Nel 1967 durante il Festival del cinema a Mosca Visotskij conobbe Marina Vlady, attrice francese di successo, già famosa nell‘Unione Sovietica per aver interpretato nel 1956 il ruolo di protagonista nel film “La Strega”.

Non c’è nessuno accanto, manco se muori.

Organizziamo un incontro io e te!

Marina, tu scrivimi una lettera –

ti risponderò al telefono.

a

Che sia così, come due anni fa,

incontriamoci a lungo o per sempre,

che i nostri incontri capitino solo a casaccio,

anche se tu lavori, ovviamente.

a

Non ho mai visto un’altra mano

che mi accarezzasse in questo modo–

i marinai hanno nostalgia di mani così –

ecco la mia anima ne ha nostalgia adesso.

a

Io non scriverò canzoni per nessuno –

mettiamo che di questo, forse, tu non sei felice –

per te sono disposto ad andare in galera –

se questo sarà la ricompensa per averti.

a

Non credere a quello che diranno,

non credo che la gente sia felice per noi,

un giorno berremo insieme

le sciocchezze dell’amore e l’inquieto veleno.

Il giorno in cui si conobbero l’attrice francese era stata invitata “alla Taganka”, dove veniva rappresentato “Pugachëv”, un dramma in versi di Sergej Esenin, con Visotskij nel ruolo di Chlopusha, un galeotto degli Urali che desiderava vedere Pugacëv, l’uomo che sollevò la più grande rivolta popolare negli anni 1773-75 durante il regno di Caterina la Grande. Il ruolo di Chlopusha era di secondo piano ma Visotskij riuscì quasi a renderlo centrale. L’attore era legato con le catene e, gridando il nome di Pugachëv, si lanciava in avanti ma veniva subito respinto indietro. Lo spettacolo impressionò enormemente Marina e quella stessa sera più tardi i due capitarono al medesimo tavolo al ristorante. Visotskij osservava spudoratamente l’attrice francese, infine si chinò verso di lei e le sussurrò: ”Finalmente vi ho incontrata. Vorrei andarmene da qui e cantare solo per voi”. Ed ecco che stava già ai suoi piedi e le cantava con la chitarra le sue migliori canzoni.

Vladimir Visotskij nel ruolo di Chlopusha

Il 13 gennaio del 1970 Marina e Vladimir festeggiarono il loro matrimonio in un appartamento preso in affitto a Mosca e il giorno seguente partirono per la Georgia per la luna di miele. Furono i loro giorni più felici.

Ti amo adesso

non di nascosto –  ostentatamente.

Non “dopo” e non “prima” brucio nei tuoi raggi.

Singhiozzando o ridendo,

ma io amo adesso

e nel passato – non voglio e nel futuro non so.

Nel passato “io ho amato” è più triste delle tombe –

tutta la tenerezza in me perde le ali e resta incatenata,

nonostante il poeta dei poeti dicesse:

“Io vi ho amata, l’amore forse ancora…”

Così si dice di qualcosa di abbandonato, appassito –vi è

compassione e indulgenza

come per un re deposto.

C’è in questo un dispiacere per un impeto passato,

dove l’impetuosità è andata persa 

e c’è una diffidenza per il “io amo”.

Ti amo adesso

senza misure e senza perdite,

il mio secolo è adesso –

non mi taglierò le vene!

Mentre, in seguito, ora

non respiro del passato e non agogno al futuro.

Verrò a piedi e a nuoto

da te –dovessi pure perdere la testa –

con le catene ai piedi e con i pesi di un pud.

Però ti prego di non costringermi per sbaglio

ad aggiungere al “ti amo” anche “per sempre”.

C’è un’amarezza in questo “per sempre” anche se può sembrare strano,

una firma falsificata, un inizio di marcio

e una via di fuga di riserva,

veleno incolore sul fondo del bicchiere.

E come uno schiaffo al presente –

è Il dubbio che “io amo” adesso.

Vedo un sogno francese

con abbondanza di tempi,

dove nel futuro non è così, e in passato

è tutto diverso.

Sono inchiodato alla gogna.

Sono convocato alla barriera linguistica.

Ah differenza delle lingue!

Fallimento totale!

Ma cercheremo e troveremo insieme la via d’uscita.

Ti amo anche nei tempi composti –

nel futuro e nel passato presente!

In seguito dovettero separarsi: lui tornò a Mosca, lei a Parigi. Arrivarono i giorni difficili, i problemi burocratici: a Visotskij rifiutarono il visto per la Francia. Gli sposi si dovettero accontentare delle chiamate telefoniche e delle lettere. Visotskij era furioso e cercò di affogare la rabbia e la disperazione nell’alcool.

Soltanto sei anni dopo il matrimonio gli concessero il permesso per l’estero. Marina Vlady fu costretta a prendere temporaneamente la tessera del partito comunista francese. A questo punto gli sposi provarono a recuperare il tempo perduto: viaggiavano per il mondo, passeggiavano, Marina organizzava concerti per Visotskij a Parigi.

Sempre più spesso penso ai giudici –

non ci avevo pensato a una cosa simile:

se la abbraccerò davanti a tutti –

provocherò uno scandalo politico.

a

Il tono della stampa sarà da commedia,

mi dipingeranno come uno strambo –

prima baciavo una senza partito,

adesso bacio un pezzo grosso!

a

Trombettisti, su’, soffiate nelle trombe!

Non sono ancora piegato né abbattuto:

baciando lei, bacio sulle labbra

l’associazione “France – Union Soviétique”!

La regista ungherese Marta Meszaros girò un film con la Vlady protagonista e, per permettere a Visotskij di stare accanto alla moglie, inventò un piccolo ruolo di secondo piano anche per lui. Così il film “Sono due” (“Ökk ketten”) è stato il loro unico film insieme.

A prima vista la loro vita sembrava idilliaca ma in realtà non lo era. Visotskij godeva di un’enorme popolarità tra i Russi ma il potere si ostinava a non riconoscerlo. Le sue poesie, che erano sulla bocca di tutti, non venivano pubblicate, i suoi dischi non uscivano e la maggior parte degli spettacoli, che il Teatro proponeva, veniva vietata. La vita famigliare a distanza con le continue richieste dei visti lo esasperava. E a questo punto non gli bastava più l’alcool per dimenticare i suoi problemi: l’attore iniziò a fare anche uso di droghe. Marina gli scriveva: “Il tuo raffreddamento nei miei confronti lo metto sul conto della stanchezza, che non è rara per due persone sposate da più di dieci anni […] Allora non sapevo che era colpa della morfina. Costantemente venivo a sapere delle tue infedeltà. Non sono riuscita a capire subito che i tradimenti erano soltanto un tentativo per afferrarsi alla vita, dimostrare a te stesso che eri vivo. […] Tu probabilmente speravi nel mio aiuto. Abbiamo lottato insieme contro il tuo alcoolismo […] Tu dici che prendi la tua vita in mano, che non è ancora finita. Ma stai tremando e questo tremore non è dovuto al gelo. Sul tuo grigio viso solo gli occhi sono ancora vivi…”.

Nel 1978 Visotskij decise di abbandonare il teatro ma Ljubimov gli propose la parte di Svidrigailov nello spettacolo “Delitto e castigo”, nel tentativo di dissuaderlo. Lo spettacolo andò in scena nel 1979 e quello fu l’ultimo ruolo di Visotskij. Marina fu frastornata dal finale dello spettacolo che si concludeva con la sparizione di Volodija nella botola sul palco da dove filtrava la luce rossastra.

Credo nella nostra stella comune,

nonostante da tanto non le andiamo dietro,

il nostro treno deragliava a tutta velocità –

tuttavia ne uscivamo illesi.

a

La nostra macchina si schiantava contro un camion

ma noi sapevamo cosa cercavamo e cosa avremmo trovato

e nemmeno una volta ci siamo calati nella tomba,

dove non c’è speranza per tutti quelli che vi si calano.

a

Catastrofi, cadute – ma in mezzo –

ci alzavamo in volo verso dove fa caldo,

semplicemente tu non perdevi la speranza

e a me – mi diceva bene con la fede.

a

Eppure adesso che voliamo insieme,

poco importa che gli aerei son poco sicuri-

per noi spengono le luci e creano l’atmosfera

e anche il motore canta per noi su note basse.

a

C’erano i “Tu” e gli“Il”,gli“Yak”, gli“An” –

Io credevo che a Parigi, a Barnaul –

atterreremo – e se anche precipitassimo nell’oceano –

nemmeno uno squalo azzurro ce la farebbe a divorarci entrambi!

a

Siamo tutti mortali – e la gente ride:

le città non faranno in tempo a vedervi!

Io invece sapevo: tutti intorno si schianteranno

mentre io e te – mai per niente al mondo!

a

Mi sembra che questo è nelle mie corde –

cosa che non è nelle corde dei mortali:

ti prenderò al volo –

e, planando, arriveremo a Tahiti.

a

E se uno di noi si ammalerà

di qualche malattia incurabile –

se ne andrà il male – sia pure con le stelle dagli occhi,

sia pure con i gemiti e col vomito della sbornia.

a

Se dalle parti di Maison – Laffitte

si schianta il dannato skylab

e il destino fregherà tutti– è finita-

ma a noi non riuscirebbe a fregarci!

Il 25 luglio del 1979 a Bukhara ebbe il primo attacco cardiaco. Soltanto un mese e mezzo prima di morire aveva scritto a Marina: “Amore mio! È nelle mie forze trovare una via d’uscita. Ti prego soltanto di darmi una speranza […] Solo grazie a te potrò tornare alla vita. Ti amo e non posso permettere che tu stia male. Credimi tutto si metterà a posto e saremo felici”. Il 29 luglio del 1980 Vladimir doveva partire alla volta di Parigi ma questo non avvenne mai.

“Mi sveglio sudata il 25 luglio alle 4 del mattino – ricordava Marina Vlady – accendo la luce, mi metto seduta sul letto. Una macchia scarlatta sul cuscino. Una enorme zanzara schiacciata. Mi cattura questa macchia […] Suona il telefono. So che non è la sua voce. Lo so! “Volodija è morto”. È finita. Due secche parole pronunciate da una voce sconosciuta”.

Necrologio nella Sovetskaja kultura il 29 luglio 1980

Solo due quotidiani dettero la notizia della scomparsa di Vladimir Visotskij e il primo fu la Večernjaja Moskva con un laconico necrologio di poche righe, mentre ovunque iniziavano a circolare le prime copie delle poesie, scritte dopo la morte dell’artista da famosi poeti quali l’Achmadulina, Voznesenskij, Evtushenko e altre stampate con la carta carbone. Migliaia di ammiratori si riversarono sulla piazza del “Teatro alla Taganka” e il giorno seguente oltre centomila persone si misero in fila per dare l’ultimo saluto al bardo, la cui salma si trovava nel foyer del teatro. Il feretro fu accompagnato al cimitero di Vogan’kovo da migliaia di cittadini: la folla arrivava fino al Cremlino, secondo quanto ricordava lo stesso Ljubimov.

Tornata in Francia dopo il funerale, Marina sprofondò in una cupa depressione e addirittura tentò il suicidio.

Solo dopo diversi anni cominciò a scrivere libri e pubblicò il suo romanzo autobiografico “Vladimir ou le vol arrêté” tradotto in diverse lingue (in Italia fu tradotto dal regista e scrittore Gianni da Campo).

Nel 2015 Marina Vlady ha venduto all’asta la maschera funeraria di Visotskij e una sua poesia con autografo e dedica. La poesia è stata venduta a 200 000 euro. L’attrice ha spiegato così il suo gesto: “Non si tratta di soldi. Sto dando una svolta alla mia vita e mi butto nel futuro”.

Ghiaccio sotto e sopra – io mi tormento in mezzo,

spacco sopra o trivello sotto?

Sicuramente -ne uscirò senza perdere la speranza,

e poi mi rimboccherò le maniche in attesa dei visti.

a

Ghiaccio sopra di me, crepa e spaccati!

Sono tutto sudato, come un contadino che ara.

Tornerò da te come le navi di quella canzone,

ricordando tutto, anche le vecchie poesie.

a

Ho meno di mezzo secolo – quaranta e passa,

sono vivo, protetto da te e da Dio.

So cosa cantare al cospetto dell’Altissimo,

so come giustificarmi dinanzi a Lui.

l’ultima poesia di Visotskij

Tulle le poesie presenti nell’articolo sono tratte da “Vladimir Visotskij. Opera completa”, edizione “Nadezda 1, 1997, in quattro tomi. (NdT)

2 Comments

  • Giorgio Linguaglossa

    Vladimir Visotskij è stato un poeta cantautore, la sua voce aveva una forza belluina, graffiata, quasi strozzata così come il suo viso, le sue espressioni avevano una forza che provenivano dal profondo. Ascoltare le sue canzoni cantate dalla sua voce è stato per me un evento.
    Moravia subito dopo l’assassinio di Pasolini disse che in un secolo nascono non più di tre o quattro poeti, i poeti sono rari… Visotskij fu tutto sommato fortunato, ha amato una donna, Marina Vladi e ha avuto un funerale degno di un eroe. Visotskij è stato un eroe e i russi dovrebbero essere grati di averlo nel loro Olimpo.

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