Un altro Majakovskij

– Majakovskij,

i vostri versi non agitano,

non scaldano, non contagiano.

– I miei versi non sono mare,

non sono una stufa e non sono la peste.

Vladimir Majakovskij (1893-1930) fece plasticamente irruzione nell’agone letterario del tempo con la sua alta corporatura, l’andatura decisa, il fervore, l’ampia gestualità e la parlata infiammata. La sua personalità scosse il mondo poetico e lasciò una traccia considerevole nell’attività del cosiddetto “secolo d’argento”.

La natura ribelle di Majakovskij si rifletteva in tutto: nell’aspetto esteriore, nella maniera di vestire, nel modo in cui declamava i versi. Era sfacciato, scioccante e maleducato ma al tempo stesso era un uomo molto sensibile e colto.

da “A tutta voce”

Il mio verso arriverà

              attraverso le schiene dei secoli

e attraverso le teste

              dei poeti e dei governanti.

Il mio verso arriverà

              ma non arriva così, –

non come una freccia

              nella caccia di amorini con la lira,

non arriva come

              al numismatico una copeca consunta

e non arriva come la luce di stelle morte.

Il mio verso

              con fatica

                            squarcerà la mole degli anni

e sorgerà

              convincente,

                            grossolano,

                                          tangibile,

come nei nostri giorni

              è entrato un acquedotto

costruito

              già dagli schiavi di Roma.

(1929-1930)

Во весь голос

Мой стих дойдет

              через хребты веков

и через головы
              поэтов и правительств.

Мой стих дойдет,

              но он дойдет не так, —

не как стрела

              в амурно-лировой охоте,

не как доходит

              к нумизмату стершийся пятак

и не как свет умерших звезд доходит.

Мой стих

              трудом

                            громаду лет прорвет

и явится

              весомо,

                            грубо,

                                           зримо,

как в наши дни

              вошел водопровод,

сработанный

              еще рабами Рима.

(1929-1930)

Puškin lo so a memoria

A Tiblisi si svolgeva una serata sul tema “Figure della letteratura sovietica”. Cominciarono a porre a Majakovskji diverse domande.

Domanda: “Come valutate Dem’jan Bednyj?”

M: “Lo leggo”

D: “ E Esenin?” (Erano passati circa due mesi dalla sua morte)

M: “In generale guardo ai funerali con preconcetto”

D: “Con quali soldi andate all’estero?”
M: “Con i vostri!”

D: “Date spesso un’occhiata a Puškin?”
M: ”Non do mai un’occhiata a Puškin. Io Puskin lo so a memoria”

Per la prima volta…

Politecnico, Vladimir Majakovskji prende parte ad un dibattito sull’internazionalismo proletario:

-In mezzo ai Russi mi sento russo, in mezzo ai Georgiani mi sento georgiano…

Domanda dalla sala:

-E in mezzo ai cretini?

Risposta:

-In mezzo ai cretini ci sto per la prima volta.

La cattiva Lilja

Con le donne Majakovskij ebbe e non ebbe fortuna allo stesso tempo. I biografi definiscono ad una sola voce Lilja Yur’evna Brik (1891-1978), moglie dello scrittore e critico letterario sovietico Osip Brik, il suo più grande amore. Effettivamente il poeta le scriveva: “Io amo, amo nonostante e grazie a tutto, ho amato, amo e amerò, se sarai cattiva con me o affettuosa, mia o di una altro”. Le aveva regalato un anello con le sue iniziali: facendolo girare, queste lettere formavano senza fine la parola “Л.Ю.Б.Л.Ю”, che in russo significa “ti amo”.  Ma Lilja continuava a vivere senza problemi col marito. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1945, scriverà: “Quando si è ucciso Majakovskij è morto un grande poeta. Ma quando è morto Osip, sono morta io”.

LIlička!

Invece di una lettera

Il fumo del tabacco ha corroso l’aria.

La stanza è

un capitolo dell’inferno di Kručënych. *

Ricorda –

dietro questa finestra

per la prima volta

le tue mani, fuori di me, carezzavo.

Oggi, ecco, siedi,

il cuore rivestito di ferro.

Ancora un giorno –

mi caccerai

forse coprendomi di ingiurie.

Nella buia anticamera a lungo non riuscirà

ad entrare nella manica la mano, rotta dal tremore.

Uscirò di corsa,

lancerò il mio corpo nella strada.

Stranito,

impazzirò,

lacerato dalla disperazione.

Non c’è bisogno di questo,

cara,

dolce,

diciamoci addio adesso.

Ugualmente

Il mio amore –

adesso un peso schiacciante –

grava su di te

dovunque tu fugga.

Lasciami sfogare in un ultimo grido

l’amarezza dei lamenti offesi.

Se sfiniscono col lavoro un toro

quello se ne andrà

ad adagiarsi nelle acque fredde.

Al di fuori del tuo amore,

per me

non c’è mare

e nemmeno col pianto né con la preghiera si ottiene tregua al tuo amore.

Quando un elefante stremato cerca pace –

si stende regale sulla sabbia arroventata.

Al di fuori del tuo amore,

per me

non c’è sole

ed io non so nemmeno dove sei e con chi.

Se tu tormentassi così un poeta,

egli

baratterebbe l’amata per il denaro e la gloria

ma a me

nessun suono dà gioia

eccetto il suono del tuo amato nome.

E non mi butterò nella tromba delle scale,

e non berrò veleno,

e non riuscirò a premere il grilletto sulla tempia.

Su di me,

al di fuori del tuo sguardo,

non ha potere la lama di nessun coltello.

Domani dimenticherai

che ti ho incoronata,

che ho incenerito con l’amore l’anima in fiore,

e lo scatenato carnevale dei giorni irrequieti

scompiglierà le pagine dei miei libricini…

Le foglie secche delle mie parole forse

riusciranno a trattenerti

respirando avidamente?

Lascia almeno

che con un’ultima tenerezza io lastrichi

il tuo passo che si allontana.

Pietroburgo, 26 maggio 1916

* allusione al poema dei futuristi Chlebnikov e Kručënych “Gioco all’inferno” del 1912 (NdT)

Лиличка!

Вместо письма

Дым табачный воздух выел.

Комната —

глава в крученыховском аде.

Вспомни —

за этим окном

впервые
руки твои, исступленный, гладил.

Сегодня сидишь вот,

сердце в железе.

День еще —

выгонишь,

может быть, изругав.

В мутной передней долго не влезет

сломанная дрожью рука в рукав.

Выбегу,

тело в улицу брошу я.

Дикий,

обезумлюсь,

отчаяньем иссеча́сь.

Не надо этого,

дорогая,

хорошая,

дай простимся сейчас.

Все равно

любовь моя —

тяжкая гиря ведь —

висит на тебе,

куда ни бежала б.

Дай в последнем крике выреветь

горечь обиженных жалоб.

Если быка трудом уморят —

он уйдет,

разляжется в холодных водах.

Кроме любви твоей,

мне

нету моря,

а у любви твоей и плачем не вымолишь oтдых.

Захочет покоя уставший слон —

царственный ляжет в опожаренном песке.

Кроме любви твоей,

мне

нету солнца,

а я и не знаю, где ты и с кем.

Если б так поэта измучила,

он

любимую на деньги б и славу выменял,

а мне

ни один не радостен звон,

кроме звона твоего любимого имени.

И в пролет не брошусь,

и не выпью яда,

и курок не смогу над виском нажать.

Надо мною,

кроме твоего взгляда,

не властно лезвие ни одного ножа.

Завтра забудешь,

что тебя короновал,

что душу цветущую любовью выжег,

и су́етных дней взметенный карнавал

растреплет страницы моих книжек…

Слов моих сухие листья ли

заставят остановиться,

жадно дыша?

Дай хоть

последней нежностью выстелить

твой уходящий шаг.

V. Majakovskij, Stepanova, Beskin, Lilja Brik a casa dei Brik

M’ama? Non m’ama? Mi spezzo le mani…

I

M’ama? Non m’ama? Mi spezzo le mani

e sparpaglio

le dita rotte

come, pensando a qualcuno, si strappano e si

lasciano andare nel corso di maggio

i petali di margherite capitate

non mi importa che le forbici e il rasoio rivelino la canizie

Lascia che risuoni l’argento

ridondante degli anni

spero credo che non arriverà mai

per me l’infame buon senso

I

Любит? не любит? Я руки ломаю

и пальцы

              разбрасываю разломавши

так рвут загадав и пускают

                                          по маю

венчики встречных ромашек

пускай седины обнаруживает стрижка и бритьё

Пусть серебро годов вызванивает

                                                        уймою

надеюсь верую вовеки не придёт

ко мне позорное благоразумие

II

É già l’una passata

                  forse sarai già a letto   

Ma forse

                  anche per te è lo stesso

Io non ho fretta

                   e con I lampi dei telegrammi

non ho motivo

                 di svegliarti

e inquietarti.

II

Уже второй

              должно быть ты легла

А может быть

              и у тебя такое

Я не спешу

              И молниями телеграмм

мне незачем

              тебя

                            будить и беспокоить

III

Il mare si ritira

Il mare se ne va a dormire

Come si dice l’incidente è chiuso

la barca dell’amore si è infranta contro la quotidianità

Io e te abbiamo regolato i conti

E non serve a nulla elencare

dolori guai e reciproche offese.

III

море уходит вспять

море уходит спать

Как говорят инцидент исперчен

любовная лодка разбилась о быт

С тобой мы в расчёте

И не к чему перечень

взаимных болей бед и обид

IV

E’ già l’una passata e forse sarai già a letto

Nella notte la Via Lattea è un’argenteo Oka*

Io non ho fretta e con i lampi dei telegrammi

Non ho motivo di svegliarti ed inquietarti

come si dice l’incidente è chiuso

la barca dell’amore si è infranta contro la

quotidianità

Io e te abbiamo regolato i conti e non serve a

nulla elencare

dolori guai e reciproche accuse

Guarda che silenzio c’è nel mondo

La notte ha imposto al cielo un tributo di stelle

ecco in ore come queste ti alzi e parli

ai secoli della storia e all’universo

* il fiume Oka è il più grande affluente di destra del Volga (NdT). 

IV

Уже второй должно быть ты легла

В ночи Млечпуть серебряной Окою

Я не спешу и молниями телеграмм

Мне незачем тебя будить и беспокоить

как говорят инцидент исперчен

любовная лодка разбилась о

быт

С тобой мы в расчёте и не к чему

перечень

взаимных болей бед и обид

Ты посмотри какая в мире тишь

Ночь обложила небо звёздной данью

в такие вот часы встаёшь и говоришь

векам истории и мирозданью

N.B. Questa poesia fu pubblicata per la prima volta nel 1934 senza punti di interpunzione proprio come compariva in un libretto di appunti di Majakovskij.

La musa irraggiungibile   

Nella vita di Majakovskij ci furono anche altre donne. Il 25 ottobre del 1928 ad una festa, organizzata nella loro casa parigina da Elisa Triolet e dal marito Luis Aragon, il poeta incontrò Tatiana Yakovleva (1906-1991) e, come sempre, se ne innamorò subito perdutamente. Quella sera stessa, riaccompagnandola a casa, si inginocchiò per strada davanti a lei, le chiese di sposarlo e tornare con lui in URSS.  Tatiana aveva solo ventidue anni, non era pronta ad un passo così impegnativo, voleva divertirsi ed era anche consapevole che a Mosca non avrebbe retto il confronto con Lilja. Presto lo lasciò e Majakovskij, disperato, dilapidò l’intero considerevole compenso percepito per il “tour” francese da un fiorista dove chiese che le venissero consegnati ogni giorno dei fiori. E questo avvenne per oltre due anni anche durante la seconda guerra mondiale. Questi omaggi le salvarono la vita poiché la Yakovleva li cambiava al mercato nero in cambio di cibo.

da “Lettera a Tatiana Yakovleva”

“Tu non pensare

            socchiudendo semplicemente gli occhi

da sotto gli archi raddrizzati. *

Vieni qui,

            vieni al crocevia

delle mie grandi

            e sgraziate mani.

Non vuoi?

            Resta e sverna,

e questa

            offesa

                        la metteremo sul conto comune.

Io in ogni caso

            ti

                        prenderò un giorno –

da sola

            o assieme a Parigi.

(1928)

*Nelle foto si vede che la Yakoleva si dipingeva le sopracciglia come fossero una linea diritta (NdT).

Письмо Татьяне Яковлевой

Ты не думай,

            щурясь просто

из-под выпрямленных дуг.

Иди сюда,

         иди на перекресток

моих больших

            и неуклюжих рук.

Не хочешь?

          Оставайся и зимуй,

и это

     оскорбление

               на общий счет нанижем.

Я все равно

           тебя

               когда-нибудь возьму

одну

    или вдвоем с Парижем.

(1928)
 

Il giorno successivo alla morte del poeta, avvenuta il14 aprile del 1930, sui giornali venne pubblicata una sua lettera scritta alla vigilia del suicidio. Eccone un brano:

“A tutti.

Del fatto che muoio non incolpate nessuno e, vi prego, non fate pettegolezzi. Il defunto non lo sopportava assolutamente. Mamma, sorelle e compagni, perdonate – questa non è una soluzione (agli altri non lo consiglio) ma io non avevo vie d’uscita. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le sorelle e Veronica Vitol’dovna Polonskaja*. Se riuscirai a procurar loro una vita tranquilla – grazie. Date i versi iniziati ai Brik, loro li distruggeranno. Come si dice, l’incidente è chiuso, la barca dell’amore si è infranta contro la vita quotidiana. Sono in pari con la vita e non ho con nessuno conti in sospeso di reciproci dolori, sciagure e offese.

Siate felici, voi che restate

Vladimir Majakovskij”

*Attrice, figlia del celebre attore del cinema muto Vitol’d e moglie dell’attore Mikhail Janšin,  fu dal maggio 1929  l’amante del poeta.

La notte del suicidio erano insieme ma, quando lei si apprestava ad andarsene, Majakovskij la pregò di restare dicendole: ”Se te ne vai, non mi vedrai più vivo”. Veronica non lo ascoltò ma, mentre scendeva le scale, sentì il terribile rumore dello sparo. Fu l’ultima persona a vederlo vivo. (NdT) 

6 Comments

  • Giorgio Linguaglossa

    Che cos’è un dispositivo poietico?
    Un dispositivo poietico è una costellazione di categorie retoriche ed ermeneutiche.
    La poesia di oggi non può non recepire la riterritorializzazione del trash e del kitsch, non può non prendere atto della spazzatura… non può non de-territorializzare, de-costruire, de-rottamare il già rottamato, il già costruito, il già territorializato, la spazzatura della cultura divenuta cultura del trash e del pacchiano.
    Il genere lirico, il gusto euforbito ed eufonico è diventato trash e kitsch, pacchianeria dello spirito, furfanteria di manigoldi…
    La poesia consapevole di oggi non può non riterritorializzare frammenti, tracce, orme, lessemi, impulsi, abreazioni, rammemorazioni, idiosincrasie, tic, vissuti, dimenticanze, obblivioni; attaccare post-it e segnalibri, segnali semaforici e somatizzazioni, pixel, trash, pseudo trash, codicilli… questo spetta all’arte, è compito dell’arte senza più voler sondare chissà quali profondità metafisiche; in fin dei conti tutte le tecniche sono parenti strette della Tecnica con la maiuscola che afferisce al Signor Capitale e ai suoi epifenomeni: gli esseri umani, gli acquirenti consumatori di merci. Il Capitale pensa, sa, ma l’arte ne è consapevole e dismette gli abiti di scena, adotta la strategia del camaleonte, si mimetizza tra gli oggetti, vuole essere un oggetto più oggetto di altri, da usare e gettare via; vuole essere un oggetto meno oggetto di altri, vuole essere un conglomerato di orme, di tracce di oggetti scomparsi, luminescenze, rifrazioni di oggetti sprofondati in chissà quale superficie…

  • Vincenzo

    Vuol dire che l’articolo ha raggiunto il suo principale obiettivo: far conoscere il grande poeta russo a qualcuno che non ha le sue conoscenze. Un motivo in più per fare i complimenti al blog e ringraziare per avermi consentito questa opportunità di crescita.

    • donata de bartolomeo

      Ringrazio Vincenzo, anche a nome di Kamila Gayazova, x la sua risposta e x aver compreso lo scopo di questo blog, che è quello di condivere (con chi vorrà seguirci) le nostre conoscenze frutto di un lavoro di diversi anni. Vorrei precisare che, salvo diversa indicazione, tutto quello che viene qui pubblicato è stato tradotto da Kamila e da me. Su questo spazio tutti possono scrivere le proprie opinioni a prescindere dal livello delle personali conoscenze e competenze, sicuri di trovare ospitalità ed ascolto. Continui a seguirci, ce la metteremo tutta x non deludere le sue aspettative. Ci scriva ancora, quando ne avrà voglia
      Donata e Kamila

  • antonio sagredo

    Gentile Vincenzo,
    quel “poco conosciuto”mi fa capire che Lei onosce tutto il resto del poeta: eppure quel “poco conosciuto”
    è conosciutissimo, per cui Lei non conosce tutto il resto del poeta. Conosce soltanto quel che in questo blog è stato pubblicato.

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